A volte si scopre una terra lontana proprio a due passi da casa, un angolo dove respirare profumi di tradizioni che chi lascia il paese natio porta nel cuore, quel legame indissolubile fatto di sapori e colori che fanno sognare.
Ecco credo proprio sia questa ricerca di sapori autentici che il ristorante milanese El Gaucho in Via Carlo Porta 11, a pochi passi dal naviglio grande, faccia vivere a chi siede ai tavoli della sala in cui troneggia la griglia con i carboni ardenti racchiusa in uno scrigno di cristallo che lascia libera la vista alla cucina.
Qui si respira aria Argentina in ogni piccolo particolare, una cucina che affonda le sue radici in quella spagnola e nasce da una ricca varietà di contaminazioni, tante quante le nazioni di provenienza degli immigrati che l’hanno popolata e della tradizione nomade degli Indios che vagavano per la pampa e lungo la Cordigliera delle Ande prima dell’arrivo dei conquistadores.
E qui la carne ha sicuramente il ruolo di prima attrice associata a uno dei metodi di cottura più antichi: la brace.
L’asado, che da solo vale il viaggio, è un morso a tutto quello che l’Argentina ha nel cuore e nell’anima. E’ insieme carne e sguardi persi verso l’orizzonte dei gauchos.
Per chiudere la bella esperienza un sorso di mate, un the amaro e molto stimolante, con un alto contenuto di caffeina.
L’erba di base utilizzata è la yerba mate, essiccata, tagliata, sminuzzata e collocata in un piccolo recipiente che, per tradizione, è una zucca svuotata non più grande di una pera. Sopra alla yerba mate si versa acqua calda, ma non arrivata ad ebollizione, operazione definita cebar mate, e dopo alcuni minuti si aspira l’infuso con una particolare cannuccia in alluminio o argento, la cui estremità inferiore è arrotondata e forata chiamata bombilla.
Il mate ha un’origine indigena: furono gli indios guaranies ad offrirla ai colonizzatori spagnoli e portoghesi e nel tempo si è trasformato in un rituale sociale.
Un consiglio non andatevene senza aver assaggiato uno dei dolci con il dulce de leche, io ho ancora il dolce ricordo dei panqueques.