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Il Piccolo Lago per sognare con lo chef Marco Sacco

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Sarà il cielo azzurro, sarà il blu del lago o il verde del prato ma di questo piccolo lago di Mergozzo, che un tempo antico era l’estrema punta del ramo occidentale del lago Maggiore, resta ben nitido a lungo il ricordo.
Ma soprattutto restano i sapori, i profumi e la calda accoglienza di quel “sogno sull’acqua”, a circa un’ora da Milano, dove la fantasia e la creatività di uno chef si fondono con il territorio per viaggiare con i sensi e l’immaginazione e sentirsi un po’ a casa. 


Sono al Piccolo Lago, qualcosa in più di un semplice ristorante, è uno scampolo di Paradiso dove lasciarsi sedurre dalla magia del cibo, sotto la guida attenta dello chef Marco Sacco.

Un giro in giardino con Raffaella, restaurant manager, che mi racconta, mal celando l’emozione, del lungo viaggio fatto in oriente durante la chiusura invernale, un tour cominciato a Seul, capitale della Corea del Sud, proseguito a Ventiane, in Laos, e conclusosi nei ristoranti della catena Isola a Hong Kong e Shanghai. Marco ha iniziato a cucinare nel Piccolo Lago dei suoi genitori, in quella che era una pensione per vacanzieri con ristorante, e che oggi ospita i ragazzi dello staff. Qui apprende tutto ciò che è piemontesità e italianità della cucina, lo arricchisce studiando in Francia e viaggiando in tutto il mondo. Infine, in mano a lui, il Piccolo Lago è diventato un bistellato Michelin. 
foto insiemecongusto.com

Marco, oggi, è un’anima imprenditoriale italiana e nomade. La maggior parte degli chef star commerciano se stessi: Marco commercia la cultura gastronomica italiana, di cui è ambasciatore all’estero. 
Una chiacchierata con lo chef nella splendida cucina a vista che si fonde con la sala, mentre i ragazzi terminano la preparazione della linea, sorseggiando un calice di bollicine ed assaporando quel prosciutto crudo Marco Sacco 42 della Val Vigezzo, 42 come gli anni del ristorante e come le volte che viene massaggiato dalle mani esperte di un piccolo artigiano, 
prosciutto crudo Marco Sacco 42 della Val Vigezzo
mi racconta di quanto i viaggi in Asia gli diano modo di scoprire sempre nuove tecniche e ingredienti che una volta a casa studia, cercando di rielaborarli e riproporli nella sua cucina, integrandoli con i prodotti del territorio. Come alghe e pesce essiccato, serviti sempre in un modo che appartiene al nostro stile, alchimie che diventano vero fusion all’italiana. 
foto di insiemecongusto.com

la colonna della cucina con le firme dei ragazzi dello staff e degli Chefs passar in cucina

Proprio come nell’acquario vegetale, uno dei piatti che compongono il nuovo menù di primavera, in cui terra e mare si fondono: patata cotta nel burro, cuore di cetriolo cotto in infusione e crema di pastinaca con quella schiuma di mare fatta con latte e acqua di mare e la nota marina data da salicornia, cetriolo di mare e foglie di shizo, un ricordo di mare unito alla saporosa patata del territorio.
Acquario vegetale

Territorio che si esprime pienamente attraverso un altro piatto, Topinambùr, rigorosamente piemontese e selvatico, chiamato anche carciofo di Gerusalemme, presentato nel piatto in tre consistenze: in crema condita con olio al tartufo, nature, semplicemente intero cotto in forno, e croccante, con le chips di buccia fritte. A completare il piatto del crescione, grano saraceno tostato, briciole di tartufo nero essiccato ed essenza di prezzemolo; un piatto semplice ma perfetto nelle consistenze e nei sapori, sarà che adoro i vegetali ma lo rimangerei volentieri più volte. 
Topinambùr

Come rimangerei subito lumaca lumaca ovvero l’incontro tra oriente e occidente. Un piatto dai due volti: mare e terra, le lumache di mare cotte al vapore servite in veste orientale con un mix di papaia verde, peperoncino, gamberi essiccati, lime, salsa d’ostriche, pinoli e una julienne di sedano rapa. Le cugine di terra cucinate alla francese, con aglio e prezzemolo, servite su una crema di patate alla grappa che mi hanno ricordato sapori autentici ormai dimenticati.
Lumaca Lumaca

Ma in ogni menù che si rispetti non può certo mancare la pasta e nello Spaghetto d’Italia, ossia spaghetto ben al dente condito con ‘nduja, polvere di pomodoro, quella del sous-chef Marco Rispo, estratta dai pomodori della sua terra, il napoletano, maturati al sole, adagiati su una crema soffice sifonata di Mascarpa, ricotta stagionata locale, e serviti con broccolo riccio veneto appena scottato. Nord e sud perfettamente amalgamati in un piatto. 
Spaghetto d’Italia
La porca costina
Senza dimenticare la porca costina, sublime risultato della particolare cottura e della affumicatura secondo il metodo tradizionale ossolano, con il fumo sprigionato da piante resinose aromatiche tipiche del territorio, o delle amuse-bouche servite come aperitivo, o la beola del pane un piatto di beola, materiale di cui le valli ossolane sono ricche, realizzato da un artigiano locale che sfrutta il calore mantenuto dalla pietra, questo piatto viene scaldato nel forno e utilizzato come “cestino del pane”.
Poi la piccola pasticceria, con i deliziosi cioccolatini alla grappa, le piccole madleine e quei friabili cannoncini, ne avrei mangiati altri dieci. 

gli amuse bouche
Un richiamo al menù della passata stagione con il carciofo, in cui era proposto come antipasto con uovo e tartufo, e che ora ha preso il posto del dessert trasformandosi in un contenitore dolce e croccante che accoglie un quenelle di gelato al latte di mandorla con una grattugiata di nocciola tonda gentile aggiunta al tavolo, come fosse tartufo, che non mi è dispiaciuto per niente, anzi.
Carciofo

Ho guardato, annusato, assaggiato, ascoltato i racconti di Marco Sacco, sospesa nel panorama a 360º gradi della veranda, ho dimenticato il ristorante e, diciamolo, anche un po’ il resto del mondo. 
la piccola pasticceria

Ho assaggiato 7 delle proposte di primavera e non posso non assaggiare la zuppetta di Razza, lo scampo e il vitello e il cioccolato, liquirizia, agrumi, tornerò sicuramente, e poi c’è quella casetta gourmet per pochi intimi, in cima alla montagna, da cui si gode un vista imperdibile sui tre laghi, per un’esperienza a tu per tu con lo chef.
Il menù viene proposto in 5, 8 e 11 portate, un viaggio “a sorpresa”, presentato in base ai gusti e all’estro dello Chef, che varia periodicamente, da scegliere solo in base alla fame, ma non ascoltatela troppo e lasciate spazio alla gola. 
Alla Carta ci sono sempre i 6 piatti che hanno fatto la storia del Piccolo Lago, e anche quelli vanno assaggiati, in fondo per vivere un’esperienza che resta a lungo nella memoria basta rinunciare a 4 o 5 pizze con gli amici.
Aperto la sera da martedì a domenica, sabato e domenica anche a pranzo
Via Filippo Turati, 87 – Verbania
Telefono: 0323.586792  Fax: 0323.586791
Sito: www.piccololago.it E-mail: info@piccololago.it
Come arrivare
Da Milano A26/E 62 Uscita Baveno Stresa
Da Lugano  A13 Locarno Tenero/SS34
Da Domodossola  E62 Uscita Mergozzo

Altri momenti di questa e altre esperienze le puoi vedere seguendomi qui
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Categoria: chef da vicino, esperienzeTag: Territorio

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